Sono un profugo fiumano. Esule come tanti, dopo la fine della Seconda guerra, dal confine nord-orientale del nostro Paese. Quindici anni dopo l’inizio di quell’esilio, sono tornato in Jugoslavia. A Belgrado, nel 1962, ho vinto il Campionato d’Europa e, successivamente, la federazione ci ha mandato a un ricevimento di Tito che ho incontrato nella sua grande villa. Vivevano nel lusso mentre il popolo moriva di fame. Ed è lì che l’ho incontrato, insieme alla moglie Jovanka. Purtroppo, ci hanno presentato. E’ stato difficile…”. A raccontarlo è Abdon Pamich, che si sta avvicinando alla ricorrenza dei sessant’anni da quella vittoria, nel corso del Premio Asi Sport&Cultura svoltosi al Salone d’Onore del Coni. Per lui tutta la sala in piedi e un lungo applaus